La terza transizione del territorio insediato: la città post-industriale e la campagna abitata.
Tutti gli insediamenti umani, dai primi villaggi Natufiani dell’Eufrate di diecimila anni fa (fig. 1) alle città moderne, sono riconducibili a due “forme” ideali: l’insediamento pre-industriale e l’insediamento industriale o fordista. Ambedue sono strutturati su una solida gerarchia e su nette distinzioni funzionali del territorio.
Figura 1 - Tell-es-Sultan
Tell-es-Sultan è una collina formata dalla sovrapposizione di numerosi strati di abitato situata in prossimità della Gerico moderna.
Le prime costruzioni appartengono alla cultura natufiana: si tratta di strutture in pietra che risalgono a prima del 9000 a.C. Le case
sono costruzioni rettangolari in mattoni crudi, su fondazioni in pietra. I mattoni sono sagomati a forma di pani e conservano profonde
impronte dei pollici, destinate a facilitarne il maneggiamento. Diverse stanze si articolano intorno ad un cortile centrale, una delle
quali è più grande e presenta suddivisioni interne, mentre le altre erano probabilmente utilizzate come magazzini. Le stanze sono
pavimentate in argilla.
L’insediamento pre-industriale (fig. 2) è la prima transizione a partire dalle società di raccoglitori/cacciatori, non stanziali sul territorio. Questa “forma” insediativa accentra alcune funzioni (mercato e deposito alimentare, amministrazione civile e religiosa) in un unico punto, la città, ed utilizza il territorio circostante per produrre il sostentamento della popolazione. La società pre-industriale, quindi, è rigidamente distinta tra produttori (agricoltori/allevatori) e cittadini (mercanti, artigiani, amministratori e clero). I primi sopravanzano numericamente i secondi e li sostengono grazie al surplus di produzione alimentare. Questa “forma” territoriale è basata sullo sfruttamento di energia esclusivamente di tipo umano ed animale.
Figura 2 - L’insediamento pre-industriale
Le relazioni tra città e campagna dipendono dai cicli dell’economia agricola e dai flussi degli approvvigionamenti alimentari;
sono veicolate lungo gli assi di penetrazione valliva, da cui si diramano reti capillari che collegano tra loro gli insediamenti
rurali ed i suoli agricoli di pertinenza; si manifestano nella dipendenza gerarchica e funzionale tra i centri urbani costieri e
l’insediamento rurale, diffuso nella campagna retrostante. Ogni centro costiero è una piccola capitale che governa il
territorio dei versanti costieri e vallivi alle sue spalle.
La transizione verso la “forma” territoriale industriale (fig. 3) avviene quando l’energia necessaria per la produzione alimentare e manifatturiera inizia ad essere assicurata dalle macchine. Questa forma mantiene la divisione territoriale costituita da centri, le città, circondati da vaste aree produttive agricole, le campagne (fig. 4). Tuttavia, l’introduzione delle macchine applicata allo sfruttamento delle aree agricole pianeggianti, induce all’abbandono dei territori collinari prima produttivi e trasferisce gran parte degli agricoltori/allevatori in città. Nell’insediamento industriale i cittadini sopravanzano numericamente i produttori di beni primari.
La conseguenza di questo processo è evidenziata dalla crescita abnorme delle città che, da centri dimensionalmente ridotti rispetto alla vastità del territorio, diventano megalopoli, ovvero città alla scala territoriale (Gottmann, 1970).
Tuttavia, la strutturazione rigida e la divisione funzionale dello spazio viene conservata: le aree agricole sono ben distinte dalla aree insediate e dalle zone industriali. La società industriale mantiene una stratificazione semplice: produttori (agricoltori/operai), intermedi (amministrativi, impiegati, clero) e dirigenti (amministratori, autorità civili, militari e religiose).
Figura 3 – L’insediamento industriale o fordista
La conurbazione costiera ha inglobato i centri preindustriali, compattando l’insediamento residenziale con i nuovi
insediamenti industriali. I flussi economico-produttivi si sono consolidati lungo l’asse costiero che veicola anche i flussi
pendolari casa-lavoro. Gli assi di penetrazione valliva hanno perso la loro importanza e l’insediamento agricolo si è svuotato
di abitanti. L’abbandono delle pratiche agricole ha determinato il collasso dell’equilibrio idrogeologico delle valli interne.
Figura 4 - Parigi all’inizio del 1800
È perfettamente leggibile la netta distinzione spaziale tra la città e la campagna.
Attualmente la città sta subendo una terza transizione, in seguito alla scomparsa della distinzione spaziale tra città e campagna (fig. 5). Il processo di accentramento della popolazione nella città, infatti, ha innescato un contro-processo, un’esplosione verso il territorio esterno (Indovina, 2005), dalle molteplici cause: la disponibilità di mezzi di trasporto individuali, i costi più contenuti per le residenze lontane dal centro, una migliore qualità della vita fuori città, il degrado sociale dei centri urbani. Si assiste alla comparsa della città post-industriale, non più basata su gruppi sociali omogenei e aree funzionali distinte, ma su nuclei singolari (la famiglia, l’individuo) e sulla polverizzazione delle funzioni su tutto il territorio (fig. 6). Lo spazio prima divisibile tra città e campagna ora assume l’aspetto di un urbano indifferenziato (Choay, 1994).
Figura 5 - L’insediamento post-industriale
L’immagine descrive l’evoluzione dei processi in atto ed immagina quel che potrebbe accadere a seguito del diffondersi
generalizzato dei nuovi comportamenti abitativi virtuosi sulle colline alle spalle della città consolidata, facendo riferimento ad
una comunità abitante che si riconosce responsabilmente nelle regole che garantiscono le convenienze dei singoli entro un
interesse comune più generale. Suggerisce come riannodare i legami interrotti tra città e campagna, attraverso una nuova
“alleanza” consapevole tra la natura e l’insediamento, stipulata attraverso nuove forme dell’abitare, ad uno stesso tempo rurali
ed urbane. In quanto rurali, attivano il rapporto tra la casa e la cura dello spazio aperto secondo forme diverse dalla produttività
agricola, inquadrandolo in un più generale controllo collettivo e pubblico. In quanto urbane, riconoscono gli spazi aperti come
affacci verdi della città sostenibile ed accennano ad un ripensamento dell’accessibilità, della mobilità e dei servizi alla persona,
mettendo in gioco una diversa gestione basata sull’intermodalità della loro integrazione.
Figura 6 - Victor Timofeev 2007, “Le Corbusier was a dreamer”, 9.5 x 13, china e grafite su carta Fabriano
Il quadro interpreta l’attuale esplosione indifferenziata della città nella totalità del territorio.
Un caso emblematico di città post-industriale è osservabile negli ambiti definiti campagna abitata (Esposito, Imbesi, 2007), campagna urbana (Palazzo, 2005; Donadieu, 2006) e territori lenti (Lancerini, 2005). La comparsa di questa “forma” deriva dal trasferimento di popolazioni con costumi abitativi urbani nei territori rurali non utilizzati dall’agricoltura industrializzata. L’individuo che si insedia nella campagna abitata agisce secondo canoni urbani, ma è influenzato dallo status quo del territorio rurale. Il background culturale di questi individui è di chiara matrice industriale, ma non è indifferente alle qualità residue dei territori rurali, formatisi secondo regole qualitative di stampo pre-industriale.
Tutto ciò ha riflessi sulle modalità di pianificazione come sulle prospettive future dei territori interessati da questa transizione. L’urbanistica deve prevedere un allargamento delle competenze, affiancando all’architettura, all’ingegneria e alle discipline economiche, la storia umana e l’evoluzione ecologica dei territori.
Bibliografia
Choay F. (1994); «Le règne de l’urbain et la mort de la ville», in La ville. Art et Architecture en Europe 1870 - 1993, Centre Pompidou, Paris;
Donadieu P. (2006), Campagne urbane. Una nuova proposta di paesaggi della città, Donzelli, Roma;
Esposito F., Imbesi A. (2007), «La nuova dimensione dell’abitare: visioni scenariali per i territori tra urbano e rurale della Liguria», in Magnaghi A. (a cura di), Scenari strategici. Visioni identitaria per il progetto del territorio, Alinea, Firenze, pp. 311-326;
Gottmann J. (1970), Megalopoli, funzioni e relazioni di una pluricittà, Einaudi, Torino;
Indovina F. (a cura di), L’esplosione della città, Editrice Compositori, Bologna;
Lancerini E. (2005), «Territori lenti: contributi per una nuova geografia dei paesaggi abitati italiani», in Territorio, 34, pp. 9-15;
Palazzo A. L. (a cura di) (2005), Campagne urbane. Paesaggi in trasformazione nell’area romana, Gangemi Editore, Roma.
NOTA: questo articolo è apparso originariamente su "Il Rigo", SDC La Spezia (2010).
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